Il laboratorio è rivolto a bambini e adolescenti che fanno uso in modo problematico o eccessivo di internet, siti di social network, videogiochi, app su telefoni cellulari. In alcuni casi questi ragazzi vivono un forte ritiro e isolamento sociale e tuttavia utilizzano tali strumenti di socializzazione virtuale e/o gioco.
Lo scopo del laboratorio mediato dal videogame è quello di rompere l’isolamento che spesso caratterizza questi ragazzi incoraggiando nuove modalità di gioco che prevedano uno scambio verbale tra i partecipanti e commenti sul gioco in modo tale da permettere ai ragazzi di abbandonarsi ad emozioni intense, utilizzando una mediazione che è a loro familiare.
I bambini e gli adolescenti di oggi sono le prime generazioni nate e cresciute nell’era digitale. Internet, videogiochi e social media fanno inevitabilmente parte della loro vita quotidiana. Attraverso questi strumenti, infatti, i più giovani socializzano, entrano in relazione con se stessi e con il mondo esterno, e sperimentano nuove forme di apprendimento. Tuttavia, l’utilizzo di tali strumenti, in alcuni casi, può diventare disfunzionale per l’eccessiva quantità di tempo che gli viene dedicato o per la qualità dell’uso.
Il laboratorio è gestito da psicologi e/o educatori specializzati nel campo dell’età evolutiva e prevede incontri della durata di due ore all’interno dei quali i ragazzi scelgono insieme il gioco da condividere. L’operatore ha il compito di mediare e regolare i rapporti tra i ragazzi aiutandoli a esplorare ciò che emerge dal gioco e le emozioni e i pensieri di uno o più partecipanti.
Esempio: laboratorio terapeutico di gruppo mediato dai videogiochi
Dalla volontà di fornire un supporto terapeutico che utilizzi strumenti familiari ai partecipanti, al fine di facilitare la relazione tra partecipanti e terapeuti e tra partecipanti stessi, nasce il laboratorio mediato dai videogame.
Differenti ricerche mettono in evidenza il valore che possono assumere i videogiochi nel lavoro terapeutico con bambini ed adolescenti. I videogiochi sembrano essere un valido mezzo per entrare in relazione con i giovani pazienti e un modo utile al terapeuta per conoscere le attività preferite del paziente, le modalità con cui ha iniziato a giocare, le persone con cui gioca, i conflitti che sollevano queste attività.
Possono contribuire, dunque, alla costruzione della relazione tra paziente e terapeuta, ma possono anche svolgere un’importante funzione di mediazione e simbolizzazione, così come l’uso di giocattoli introdotto da Melanie Klein nel lavoro terapeutico con i bambini. Sia i giocattoli che i videogame possono diventare il mezzo attraverso cui si esprimono fantasie inconsce. Che siano donati, distrutti, manipolati o evitati, gli oggetti danno da pensare, divenendo così strumenti di simbolizzazione. I videogiochi si presentano come oggetti meticci, che presentano al contempo aspetti estremamente concreti (l’hardware – joystick, joypad, schermo, tastiere, mouse) e aspetti più spiccatamente immateriali (il software – immagini, interfaccia, suono). Chi gioca si trova a fronteggiare simultaneamente il tangibile e l’intangibile.
I videogiochi, inoltre, rappresentano uno strumento di condivisione del gioco, del tempo e delle attività tra coetanei, divenendo così strumento di socializzazione e di partecipazione alla vita di gruppo.
I laboratori hanno l’obiettivo di incentivare forme di gioco condiviso e individuale al fine di incoraggiare commenti e scambi su tale attività, ripristinare la socializzazione, favorire la relazione tra i membri del gruppo e contrastare la condizione di isolamento che soffrono alcuni dei pazienti.
È fondamentale favorire pratiche di comunicazione e di scambio di opinioni promuovendo la capacità di creare simboli e linguaggio. Il laboratorio offre ai ragazzi la possibilità di vivere un momento di scambio informale durante il quale possono abbandonarsi anche a emozioni intense.
All’interno del laboratorio è possibile svolgere tre tipi di attività: la condivisione di un momento comune di convivialità, l’invito ad aggiungere al momento del gioco un’occasione di scambio più formale per discutere dei propri problemi quotidiani e il lavoro su un progetto comune, come nel caso di una partita di un gioco nel quale è il gruppo che decide il percorso che l’eroe deve fare.
Il gruppo di operatori che gestisce il laboratorio segue un percorso di supervisione: un terapeuta specializzato analizza insieme a loro l’andamento dell’intervento, le difficoltà incontrate e le risorse possibili per ricercare sempre nuove ed efficaci strategie di intervento. L’intera cooperativa condivide con genitori e insegnanti il percorso di terapia.
I partecipanti si incontrano nei laboratori due o tre volte alla settimana, per due ore, insieme a due operatori. I ragazzi scelgono insieme il gioco da condividere, in maniera quanto più democratica possibile.
Alla fine di ogni partita, o in alcuni momenti durante l’attività, l’operatore può premere il tasto pausa e esplorare ciò che è emerso dal gioco, le emozioni e i pensieri di uno o più partecipanti.
Si incoraggia la cooperazione nel gioco e tutti i partecipanti vengono aiutati a familiarizzare tra loro, creando un clima di fiducia e assenza di giudizio, così da favorire lo scambio tra bambini o adolescenti che solitamente giocano in modo solitario e far comprendere che le loro difficoltà possono esser condivise con gli altri.